Certe piccole comunità di provincia sembrano ricalcate l’una sull’altra.
Le lenzuola stese fuori ad asciugare, i cani abbaiano alle strade vuote, il sole di mezzogiorno scalda le panchine di ferro battuto. Gli anziani seduti al bar fissano con aria di sfida chiunque osi attraversare quello spazio sacro che è la piazza di un paese. I pomeriggi qui si passano a ricordare: ricordare chi c’era e non c’è più, o chi semplicemente, stanco di cercare, è partito per la città. Sono in pochi, fedelissimi, a restare, spesso piegati dalla nostalgia dei figli che studiano o lavorano fuori.
In un insediamento di neanche mille persone sulle colline biellesi, questa dinamica sembra ribaltarsi: Roppolo è il posto di quelli che tornano. Il suo castello, che domina le cascine circostanti, ne è una prima testimonianza: dopo una serie di peripezie che l’hanno visto adibito a ristorante, albergo e persino set fotografico, ha finalmente riaperto i battenti a maggio 2018 in qualità di edificio storico visitabile grazie al nuovo proprietario, Patrick Saletta di Montiglio, che progetta di ospitare al suo interno una galleria d’arte contemporanea incentrata sugli artisti locali. Per il conte, nato in Francia, occuparsi del castello ha significato un ritorno alle proprie origini italiane, segno di un interesse per il territorio di Roppolo che non è nuovo fra i suoi abitanti.
È infatti ciò che è accaduto anche a Cristiana Tua: dopo quindici anni in California è tornata per esportare nel biellese il modello di learning farm conosciuto negli USA. L’associazione Vivere la Fattoria è fondata su un ideale di comunione fra uomo e natura che alcuni definirebbero utopia. Comunque la si veda, quel che traspare chiaramente è l’amore di Cristiana e del figlio Mark per questo luogo, che si traduce in sessioni di ippoterapia, passeggiate nei boschi a cavallo (preferibilmente senza sella né morso) e coltivazione biologica dei prodotti della terra.
Durante la cena condivisa sul prato, da loro organizzata per chiunque volesse prendervi parte, ancora un’altra storia mi fa pensare a Roppolo come a un grande magnete: Ettore Macchieraldo e Serena Clemente, quarantotto e quarantasette anni, sono fuggiti da Milano per ritrovare qualcosa che avevano perduto. Da questo ritorno è nata Semi di Serra, associazione di genitori volta a offrire un’alternativa ai pomeriggi dopo la scuola passati dai ragazzi davanti alla TV. Nelle loro parole c’è l’eco di un’idea di comunità, delle risate dei bambini a piedi nudi che corrono fra le nostre sedie pieghevoli; stanotte tutti i piccoli del paese campeggeranno sul prato, ognuno con la propria tenda e qualche adulto di sorveglianza. Quel qualcosa che ha spinto Patrick, Cristiana, Ettore e Serena a tornare è stasera vivido e bianco come la strada che attraversa Roppolo e prosegue oltre, lungo la Via Francigena.
Penso che la nostalgia del paese natio sia insita dentro di noi. Molti trovano una nuova “casa” altrove mentre altri tornano alle loro origini e va dato loro merito se riescono a valorizzare il territorio con nuove iniziative.
A volte è propio così !! Stupenda quest’idea della fattoria dove vivere in armonia con la natura e dove essere stato molto interessante scoprire questa storia! Non so .. però ammiro tanto chi riesce a fare questi salti nella sua vita, andando avanti e senza mai voltarsi indietro
E’ vero! Grazie per il tuo commento 🙂
Che bello questo post, parla di speranza e di gente che prova a realizzare dei sogni un po’ controcorrente. Roppolo dev’essere davvero un bel paese da conoscere.
Grazie mille, sono contenta ti sia piaciuto 🙂
Amo i paesi dove si torna… La mia vita è piena di ritorni, ma amo anche i paesi dove si va per la prima volta, per scoprire se anche li sarà bello tornare. Bello, Margherita, aspettiamo il prossimo reportage!
Quante belle iniziative propone Roppolo!
A volte si pensa che il ritorno alle origini sia come un fallimento ma in realtà è una consapevolezza più profonda di noi e del nostro essere.
La foto del pranzo con il cavallo che sbuca mi fa tantissima tenerezza
Deve essere stata una esperienza molto bella. Interessante anche per i bambini poter vivere in contatto pieno con la natura.
Io adoro e ammiro profondamente chi non dimentica le proprie radici e chi ritorna. Magari portando qualcosa di nuovo, creando progetti inediti, reinventandosi una vita e un modo di tutelare e promuovere la cultura e le tradizioni locali. Splendida davvero questa iniziativa!
“Il posto di quelli che tornano”, mi piace questa inversione di tendenza e il progetto di Cristiana e Mark che portano innovazione e nuove consapevolezze. È anche questo ciò che vivo in Salento insieme alla mia comunità di amici: siamo tutti viaggiatori o gente che ha vissuto a lungo fuori e tornando condividiamo ciò che abbiamo vissuto e appreso adattandolo al territorio, in armonia.
Che bella immagine che hai dato! I paesi andrebbero preservati. Le radici non andrebbero mai dimenticate!
l’attaccamento alle origini secondo me è qualcosa di insito in noi
Meraviglioso reportage. A me piace molto tornare nei luoghi che mi ricordano qualcosa o che comunque mi hanno segnata. Il tuo racconto è stato appassionante!
Quanta armonia in questo post, io non credo di avere un luogo simile nel cuore, deve essere bello.
Roppolo, sembra un paese un po’ fuori dal tempo, sarà per questa aria tranquilla, sarà per la storia di questa fattoria a contatto con la natura, o semplicemente perchè è romantica l’idea di chi ritorna in Italia per esportare il buono che c’è in USA, non solo i Mega Burger!. Mi è piaciuto molto leggere questo articolo.
Mi piace questo post perché testimonia come la vita a volte ti faccia fare dei giri immensi e poi tornare al punto di partenza. Anche se questo punto di partenza è l’inizio di una nuova vita, più consapevole e più “sostenibile”, dove si fanno le cose che si amano. Non è da tutti poterlo fare e questi sono modelli da imitare e ammirare.
Sembra un luogo davvero speciale abitato da persone speciali! Alla fine sono sempre le persone a fare la differenza!
Che bello, io mi sono allontanata al massimo un mese per le vacanze, io non abito in un paesino, ma capisco il forte legame che lega le persone a questi posti.
Molto interessante e mi piace il tuo stile, molto poetico 🙂 Il ritorno e la nostalgia dei luoghi passati sono in sintonia anche con me.
Grazie mille <3
Hai proprio ragione. Chi abita in paesini trova ancora più difficile abbandonare il suo luogo